
Tratto dai romanzi The Clansman e The Leopard’s Spots di Thomas Dixon (Pastore di tradizione Battista) questo film di Griffith rappresenta una tappa importante nella storia del cinema perché inaugura la produzione del romanzo filmico in lungometraggio. Di particolare rilievo in questa superba opera le invenzioni tecniche della narrazione per immagini che hanno creato le condizioni, insieme al film successivoIntolerance, per uno sviluppo più composito della sintassi cinematografica.
Il film è famoso anche per la vasta influenza mediatica che ha esercitato nel campo sociale e istituzionale, obbligando molti studiosi, tra cui alcuni semiologi di fama, ad importanti e nuove riflessioni sull’influenza del cinema negli spettatori.
Con questa opera Griffith inaugura quelle tecniche di espressione linguistica cinematografiche, indispensabili al cinema per costruire in una infinità di varianti la struttura del racconto ad intrecci. In questa direzione il grande regista americano raggiunge con Nascita di una nazione risultati incoraggianti ma non ancora ben definiti, perfezionando le invenzioni ad uso commerciale solo nel film successivo: Intolerance.
Ancor oggi, il linguaggio per immagini di Griffith, con i suoi classici dispositivi narrativi, è alla base della realizzazione del racconto filmico e, a dimostrazione della sua geniale versatilità, viene usato in tantissimi nuovi generi cinematografici. Tra queste invenzioni, spiccano per importanza: la pratica del montaggio parallelo e alternato, il crescendo delle tensioni delle storie verso il finale, ben sostenute dalle note musicali, il montaggio fotografico di numerosissime (1554) e brevi inquadrature con il quale si potenzia l’intelaiatura del film (vedere come esempio di paragone anche La corazzata Potemkin di Ejzenstein uscita qualche anno dopo). Da ricordare anche l’alternanza dei primi piani e piani lunghi, nonché il famoso “last minute rescue” (il “salvataggio all’ultimo minuto” che riguarda il montaggio alternato delle scene tra chi è soccorso e il soccorritore, della serie “arrivano i nostri”). Infine il “Rembrant Lightning” tecnica di illuminazione d’impronta grezzamente pittorica.
Scriverà Ejzenstein: “Griffith è Dio padre. Ha tutto creato, tutto inventato”.
“Nascita di una nazione” (The birth of a Nation, USA 1915) è considerato tra i film fondativi della sterminata filmografia degli Stati Uniti. E’ stato girato in appena quindici settimane, di cui sei solo per il montaggio ed è costato la cifra di 100.000 dollari (grande esborso per l’epoca). Il film ha incassato 15 milioni di dollari.
La pellicola racconta della guerra di Secessione e di alcuni episodi post-bellici in stretta connessione con la sconfitta devastante del Sud. Le sue prime proiezioni suscitarono un’appassionata manifestazione di massa a Boston (che durò tutta la notte) con violenti scontri tra dimostranti di opposte fazioni (antirazzisti da una parte e difensori dell’innocenza di Griffith dall’altra) e tra manifestanti e polizia. Al centro delle agitazioni di Boston pesava l’accusa a Griffith, di propaganda razzista e nazionalista. In realtà guardando con molta più attenzione il film, si può notare come gli eventi cruciali del racconto, quelli che erano allora al centro delle polemiche contro Griffith, possano oggi essere interpretati in una maniera molto diversa, lontana da ogni rimprovero di ideologia o apologia di razzismo.
Griffith ha precisato in varie interviste che il suo intento principale era di raccontare fatti storici specifici, anche scomodi, ma importanti per una riflessione critica sulle guerre, senza mettere davanti agli spettatori alcun pregiudizio di sorta, anzi mostrando con gli aspetti scabrosi di alcuni eventi la fragilità dei miti nati intorno al processo storico e politico che ha portato alla nascita degli Stati Uniti come Nazione confederata. Griffith ha voluto mettere in luce certe zone d’ombra della storia, come le feroci azioni razziste eseguite dai bianchi verso i neri, subito dopo la guerra, causate dal caos amministrativo di alcune città dove i neri al potere, incapaci, per alcune carenze culturali e professionali di origine storica, di gestire la libertà appena raggiunta, portavano le istituzioni allo sfascio amministrativo e organizzativo.
Il regista si è calato con questo film nei miti più pregnanti di ideologia che costituivano la multi cultura senza chiare radici di una parte della popolazione americana, in particolare si è soffermato su quei miti appartenenti a un significativo periodo storico che va dalla seconda metà dell’ottocento a fine secolo. Griffith rivendicava il suo diritto a formulare problemi di storia con lo stile che più gli era peculiare; a raccontare cioè a suo modo, pur lungo un intento di spettacolo, con una sensibilità da artista abbinata sempre a una rigorosa ricerca storica, episodi importanti e scandalosi della guerra di secessione che scavano tra le contraddizioni più profonde dell’animo umano e lo spirito di un’epoca in forte cambiamento. Oggi l’analisi obiettiva di questo film, considerato dai maggiori critici una vera e propria opera d’arte, porta a dar ragione al cineasta americano scagionandolo da ogni accusa di razzismo.
Infatti rivedendo l’opera di Griffith, ovviamente paragonandola a ciò che è diventata l’America oggi, si può facilmente prendere atto che nel film non c’è alcuna forzatura verso interpretazioni aprioristiche dei fatti presi in considerazione. In questo senso occorre rivedere l’episodio chiave del film. Precisamente lo sfortunato incontro in collina, nei pressi della sorgente, tra il capitano nordafricano Gus e la bella americana bianca. Gus dice alla donna di essere diventato capitano e di volersi sposare, lei rimane perplessa. A partire da questa scena si potrà notare l’importanza che ha il caso fortuito nella creazione degli avvenimenti considerati razzisti. Il nordafricano Gus si è avvicinato alla donna bianca senza intenzioni aggressive o immediatamente seduttive, voleva semplicemente comunicare, fare amicizia, ma lei si è spaventata di quel volto scuro, di quell’espressione straniante che ancora poco tempo fa faceva parte di un uomo considerato poco intelligente e schiavo dei bianchi. Nello sguardo della ragazza compare un’espressione di stupore mista a orrore: “un negro ha osato, di fronte a me, parlare di progetti di vita comuni agli uomini bianchi?”.
La ragazza bianca fugge urlando. Il nero la insegue solo per chiarire e tranquillizzarla. I due corrono tra sentieri irti e pietrosi portandosi dietro un tragico equivoco. Dopo una lunga corsa, la donna è sfinita, e molto spaventata, Gus invece, che è ancora in forze, corre verso di lei, forse nella speranza di poter chiarire quanto accaduto, ma la ragazza ormai smarrita si libera di lui precipitando in un profondo crepaccio. A seguito di questo episodio, si innescherà a Piedmont ,città della ragazza, una serie di episodi sociali brutali, con scene estremamente violente che saranno girate da Griffith in modo magistrale. A Piedmont l’episodio viene subito strumentalizzato, grande diventa a questo punto la tentazione dei politici bianchi di utilizzare il razzismo per rovesciare a proprio favore il potere della città, egemonizzata dai nordafricani. Dopo la morte della donna, il nordafricano Gus, innocente, viene infatti messo sotto accusa, e ucciso dal Ku Klux Klan.
A quel punto, la situazione sociale e politica a Piedmont (South Carolina), precipiterà spaventosamente. Entreranno violentemente in scena, a cavallo, i giustizieri appartenenti al Klu Klux Klan che libereranno la città dal potere dei nordafricani. Griffith non dà un’interpretazione razzista dell’intervento del Klu Klux Klan, ma politica, sottolineando l’inesistenza di una democrazia funzionante. Il KKK era un’organizzazione segreta fondata da sei persone la cui motivazione d’essere nell’atto stipulativo era: “Fondare un club o una società qualunque, per vincere la noia e l’amarezza” (fonti da “Millenovecento” Novembre 2003). L’organizzazione era dunque composta da un gruppo di persone che si annoiava, fanatici dei miti ariani, e amanti di alcuni simboli della cultura scozzese. Il KKK raggiungerà in quel periodo (intorno al 1865) dai 2 ai 10 milioni di aderenti diventando a tutti gli effetti un’ organizzazione politica di grande peso, di stampo mitico ma con pesanti risvolti razzisti, autoritari, giustizialisti.
Giudizio: 


(legenda).

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