mercoledì 25 marzo 2009
FANTOZZI (di Luciano Salce, 1975)
BARRY LYNDON (di Stanley Kubrick, 1975)
AMORE E GUERRA (di Woody Allen, 1975)
UN UOMO, UNA CITTA' (di Romolo Guerrieri, 1974)
SQUADRA VOLANTE (di Stelvio Massi, 1974)
PROFUMO DI DONNA (di Dino Risi, 1974)
IL PROFUMO DELLA SIGNORA IN NERO (di Francesco Barilli, 1974)
martedì 17 marzo 2009
...ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO (di Marcello Fondato, 1974)
di Pamela Garbin. 1 dicembre 2007.
giovedì 12 marzo 2009
STORIE SCELLERATE (di Sergio Citti, 1973)
Vergognosamente dimenticato dalla cinefilia ufficiale, un regista come Sergio Citti, scomparso pochi anni fa nell’indifferenza generale, andrebbe assolutamente riscoperto, e un film come questo Storie scellerate rappresenta un ottimo biglietto da visita.Considerato solo come un Pasolini minore – di cui fu collaboratore e assistente alla regia – Citti è in realtà un regista molto più amaro e disincantato dell’autore friuliano, e assai più vicino per umori e prosaicità a quel mondo proletario che affascinava tanto Pasolini, ma da cui era inevitabilmente distante a causa del suo intellettualismo. Raccontate da due attori pasoliniani doc come Ninetto Davoli e Franco Citti, queste Storie scellerate ambientate nella Roma papalina sono un urticante saggio sulla Morte, dove il sesso famelico e abnorme dei protagonisti trova sempre un contrappasso sanguinario e sgradevole – non a caso molti episodi finiscono con la castrazione del protagonista – senza alcun rimando spirituale o religioso: i personaggi cittiani vivono, amano, mangiano, defecano in senso perfettamente laico, a dispetto del beffardo finale che chiude il film.Da riscoprire assieme al più fortunato, commercialmente parlando, Casotto.
Giudizio: ½ (legenda). di Giulio Ragni. 1 dicembre 2008.
MILANO TREMA: LA POLIZIA VUOLE GIUSTIZIA (di Sergio Martino, 1973)
I cosiddetti anni di piombo, in maniera diretta o più sfumata, trovarono nel cinema poliziesco italiano la perfetta incarnazione cinematografica, l’esibizione dell’anima oscura di un paese che vedeva esplodere tensioni sociali rimaste a lungo camuffate. Milano trema: la polizia vuole giustizia, è uno dei tanti prodotti partoriti in quel tempo, con le sale affollate ad ogni spettacolo e il pubblico che andava in estasi ogni qual volta il solito commissario di turno dai metodi spicci tirava fuori la pistola: il film diretto da Sergio Martino, specialista della commedia sexy che al poliziesco italiano ha regalato alcune delle pellicole più politicizzate, con frequenti strizzate d’occhio all’attualità, è soprattutto un buon action movie che ha nelle sue tre sequenze d’inseguimento automobilistico il proprio punto di forza, in cui l’esaltante mix di camera car, campo lungo e ralenti in montaggio alternato non ha nulla da invidiare agli omologhi statunitensi.Per il resto siamo di fronte ad un giallo fantapolitico un po’ diseguale nel ritmo, con protagonista una delle icone più rappresentative del cinema popolare italiano, Luc Merenda, e qualche caduta nella comicità più pecoreccia che rivela la mano del suo autore: ma resta la testimonianza di un malessere sulla questione della sicurezza spaventosamente simile a quella dei giorni nostri.
Giudizio: (legenda). di Giulio Ragni. 20 maggio 2008.
AMARCORD (di Federico Fellini, 1973)
Sebbene Fellini abbia scritto che Amarcord è il più autobiografico dei suoi film,un filo unisce l’opera a I vitelloni(1953). Il film è un recupero di immagini nella palude dolciastra dei ricordi d’infanzia,come dice il titolo,che vuol dire “Mi ricordo”. Ma l’autobiografismo non si risolve in nostalgia, ma assume le sfumature di una poesia con emozioni semplici e sentimenti pudici: ad esempio la sequenza della morte e dei funerali di Mirando,madre di Titta. Opera di grande maturità,riesce a fondere perfettamente realtà e fantasia,dolcezza e amarezza. Amarcord è un film tenero,ricco di straordinarie soluzioni visive. L’apparizione di un pavone sotto la neve diventa l’emblema di un mondo senza spazio e senza tempo;lo spettacolo della nebbia a Rimini apre un’ovattata parentesi di oblio;la neve è il ritorno alla fiaba;il volteggiare delle manine di lanugine vegetale scandisce il passaggio degli anni e delle stagioni;il falò delle fogarazze assume un valore rituale. Indimenticabile lo zio di Titta,che,rifugiato su un albero durante una gita in campagna,grida”Voglio una donna” e la Gradisca,archetipo della femminilità e di un goffo erotismo provinciale privo di malizia. Favolosa è la visione del Rex,che sembra uscito da un sogno e scivola nella notte con tutte le luci accese . Ecco la trama: in una cittadina italiana situata sul mare,luogo di vacanze durante il periodo fascista,l’arrivo della primavera è annunciato dal riapparire delle manine,bianchi batuffoli lanuginosi,che il vento solleva nella zona . Aurelio Biondi rimprovera suo figlio Titta,un giovane ragazzo,per il fatto che non lavora e sua moglie Miranda manda Titta dal parroco per confessarsi. Il prete gli chiede se si masturba; la domanda provoca una serie di ricordi erotici e di fantasie,come quelle della Volpina,una prostituta. Dopo un’adunata fascista organizzata per salutare una personalità del governo in visita nella cittadina, la polizia si comporta con una certa brutalità nei confronti di alcuni cittadini,come il socialista Aurelio. Al Grand Hotel, elegante e vistoso, si racconta di un incontro tra un’attraente parrucchiera,la Gradisca, e un principe di passaggio, e di un venditore ambulante invitato a visitare l’harem di un emiro. Quando i Biondi prelevano lo zio Teo dal manicomio a fare un picnic, l’uomo si arrampica su un albero e continua a chiedere una donna,fino a quando una suora nana,venuta dal manicomio,lo persuade a scendere. La gente della città va in barca a cercar di vedere nella nebbia il Rex,una nave. Titta ottiene il permesso di succhiare i capezzoli di una formosa tabaccaia,dopo che diverse volte è riuscito a sollevare il suo corpo immenso. Dopo una nevicata,Mirando Biondi muore in ospedale e viene seppellita dalla famiglia. A primavera,quando le manine tornano ancora una volta nell’aria, Gradisca sposa un carabiniere e un banchetto all’aperto celebra l’avvenimento.Film indimenticabile.
mercoledì 11 marzo 2009
PROVACI ANCORA SAM (di Woody Allen, 1972)
TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL SESSO MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE (di Woody Allen, 1972)
MILANO CALIBRO 9 (di Fernando Di Leo, 1972)
IL PADRINO (di Francis Ford Coppola, 1972)
NON SI SEVIZIA UN PAPERINO (di Lucio Fulci, 1972)
LA MALA ORDINA (di Fernando Di Leo, 1972)
di Giulio Ragni. 5 aprile 2008.
ARANCIA MECCANICA (di Stanley Kubrick, 1971)
di Pamela Garbin. 4 Aprile 2007.