lunedì 2 marzo 2009

IL GRANDE SILENZIO (di Sergio Corbucci, 1967)

Nella retrospettiva dedicata agli spaghetti western, nell’ambito della “Storia segreta del cinema italiano” che anche quest’anno occupa un posto di rilievo nella Mostra del Cinema di Venezia, manca curiosamente un titolo come Il grande silenzio, forse il miglior western italiano dopo i film di Sergio Leone, e senz’altro una delle prove più convincenti di quell’abile artigiano che fu Sergio Corbucci.
La trama ricalca quelle di molti film del genere, con sadici cacciatori di taglie, killer muti, e rese dei conti finali: ma a colpire è l’originalità della messa in scena, con un’insolita ambientazione invernale, un protagonista inedito per il western come Jean-Louis Trintignant (si, proprio quello del Sorpasso e di tanti film della Nouvelle Vague)  che si contrappone ad un’icona dalla maschera truce come l’infernale Klaus Kinski, ed un’ideologia di fondo progressista meglio dosata che in altre pellicole dell’epoca, in questo superiore forse anche a Giù la testa o Quien Sabe?, troppo espliciti nella loro politicizzazione, e dunque irrimediabilmente datati.
Ancora oggi Il grande silenzio appare una grande lezione di cinema, difficilmente reperibile in DVD (pare ci sia un’ottima versione tedesca) e quasi invisibile in televisione; ma se vi dovesse capitare tra le mani, non perdete l’occasione di vedere un’opera modernissima nella sua mescolanza di grottesca crudeltà e freddezza, con un pessimismo di fondo che sembra anticipare molto cinema successivo, specie americano, un percorso purtroppo abbandonato dal nostro cinema da troppo tempo.
Giudizio½ (legenda).
di Giulio Ragni.  22 agosto 2007.

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