mercoledì 20 maggio 2009

FLAGS OF OUR FATHERS (di Clint Eastwood, 2006)

Tre nomi, tre garanzie di qualità. Su questo, pochi dubbi. Clint Eastwood ritorna alla regia dopo due capolavori come "Mystic River" e "Million Dollar Baby"; Paul Haggis torna alla sceneggiatura dopo aver diretto il bellissimo "Crash" e dopo aver sceneggiato alla grandissima Million Dollar Baby; Steven Spielberg produce ancora dopo aver diretto il bellissimo "Munich" . Cosa può uscirne fuori se non un grande film? Si tratta di "Flags of our Fathers", uno dei film più attesi della nuova stagione. Tratto dal romanzo Flags of Our Fathers: Heroes of Iwo Jima di James Bradley e Ron Powers, il film narra la storia dei sei soldati americani che sollevarono la bandiera americana a Iwo Jima, quando la Seconda Guerra Mondiale stava per concludersi, dal punto di vista di Bradley, il figlio di uno dei sei soldati. Nel cast tutti attori giovanissimi: Ryan Phillippe (attore in Crash di Haggis, tra l'altro), Jesse Bradford , Adam Beach, Paul Walker e Jamie Bell. Una delle battaglie più cruente della seconda guerra mondiale ricordata dal mondo per quell'immagine che vede sei soldati issare un pennone con la bandiera a stelle e strisce. Era solo il quinto giorno di una battaglia che sarebbe durata più di un mese quando un gruppo di soldati venne incaricato di issare quella bandiera. 
Non un segno di vittoria, e nemmeno una foto originale, solo un piccolo passo verso la conquista dell'isola, ma che agli occhi di chi stava combattendo la guerra da casa propria, con l'arma della propaganda e del denaro, divenne un regalo della provvidenza. Non ha importanza, non l'ha avuta ai tempi, almeno, che l'immagine non fosse stata scattata a battaglia ormai vinta; che per evitare che la bandiera originale finisse nelle mani di un politico in visita sull'isola un comandante avesse deciso di fare sostituire il drappo originale, da alcuni soldati, poi ritratti nella foto e venduti al mondo come eroi. Nessuna importanza, per i burattinai, che i nomi dei soldati ritratti nella foto non fossero quelli esatti e che i tre sopravvissuti, interpretati da Ryan Philippe, Jesse Bradford e Adam Beach, avessero più che una remora nell'ingannare l'America e la memoria dei loro commilitoni. 'Flags of our Fathers' è tutto questo, raccontato con lo stile di Eastwood, e con un ricorso quasi maniacale al salto temporale, il passato, il presente e il futuro dei tre protagonisti si alterna sullo schermo e dà origine a un film che non lesina certo scene forti o di battaglia, ma che vive soprattutto raccontando le vite dei tre soldati, il percorso che li ha portati alla guerra e quello successivo al ritorno in patria. Che sia un altro Oscar per il coraggioso Clint Eastwood? Ce lo auguriamo a questo punto...
Giudizio   (legenda).  
Battista Passiatore, 30 novembre 2006.

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Dopo due anni dallo splendido “Million Dollar Baby”, Clint Eastwood torna alla regia di un film. La pellicola, ancora una volta sceneggiata da Paul Haggis, si basa sulla famosa foto scattata nel febbraio 1945 che ritraeva 6 soldati americani nell’atto di piantare la bandiera degli Stati Uniti d’America sulla cima del monte Suribachi, sfondo della sanguinosa battaglia di Iwo Jima durante la seconda guerra mondiale. Lo spunto del regista californiano è di sicuro molto interessante: così come allora anche oggi durante una guerra, il primo obiettivo delle due parti è non solo prevalere sull’avversario, ma anche semplicemente far crederlo di riuscirci. Quella foto infatti scattata solo nei primi giorni di quella che sarebbe stata una battaglia cruenta venne sfruttata dagli americani come base di una propaganda mirata a finanziare la campagna militare americana.
La storia di tre degli uomini che installarono la celebre bandiera (o presunti tali) costituisce il fulcro principale del film. Essi, loro malgrado, diventeranno eroi in patria, nonostante sappiano di aver combattuto semplicemente per la propria sopravvivenza. Ed è proprio la contraddizione che vivono i personaggi uno dei temi più interessanti sviluppati da Eastwood. I tre, infatti, non solo devono sopportare un profondo turbamento interiore sentendosi non all’altezza dell’importanza conferitagli, ma sono anche costretti a fare da manifesto alla campagna militare e ad effettuare veri e propri spettacoli celebrativi. Una nota particolare la merita la colonna sonora, questa infatti composta dallo stesso Eastwood (così come avveniva anche in “Million Dollar Baby”), riesce ad essere nella sua estrema semplicità, molto efficace nel suo intento di accompagnare le immagini senza sovrastarle, difetto riscontrabile in parecchi film. Piuttosto convincenti le recitazioni, seppur senza alcuno spicco; eccellente invece la regia anche se la prima parte, costituita dalla battaglia fra i soldati americani e quelli giapponesi sull’isola di Iwo Jima, non riesce ad essere emotivamente coinvolgente quanto ad esempio l’inizio di “Salvate il soldato Ryan” di Spielberg (tra i produttori di “Flags of our fathers”) che ritraeva lo sbarco in Normandia con un realismo assolutamente inavvicinabile. “Flags of our fathers” è un film meritevole e degno di lode, nonostante ciò ci si poteva aspettare qualcosa in più dalla coppia Eastwood-Haggis (vincitori degli ultimi due premi Oscar per i propri film); infatti l’opera non riesce a raggiungere gli altissimi livelli di “Million Dollar Baby” e “Crash”.
Giudizio   (legenda).
Salvatore Scarpato, 13 gennaio 2007.

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