mercoledì 28 gennaio 2009

Stefano Accorsi a teatro. Un dubbio molto rock!

Dopo Modena e Napoli “Il dubbio”, l’opera scritta dal Premio Pulitzer John Patrick Shanley per la regia di Sergio Castellitto, sbarca al Teatro Manzoni di Milano. 
Il cartellone con i volti dei protagonisti domina via Manzoni. Tra il passaggio di un tram d’epoca e l’altro, il pubblico inizia ad affluire in uno dei templi della prosa milanese. Scorrendo velocemente la cronologia degli spettacoli al Manzoni negli ultimi trent’anni (epoca Fininvest) si incontrano nomi quali Bramieri, Albertazzi, Volonté, Gassman, Tognazzi e Proietti. Fermiamoci qui. Il pubblico del Manzoni è in gran parte fatto di fedeli e storici abbonati della Milano bene, agiato e dall’età media alta: decisamente un altro pubblico rispetto a quello che ha riempito le sale cinematografiche per i più grandi successi di Stefano Accorsi. “Chissà se è così bravo come dicono…” si sente dalle file retrostanti.
Negli ultimi anni, la carriera dell’attore bolognese è cambiata e molto. Nelle sale italiane non è più così frequente ritrovarlo e allora vederlo sbucare dalle luci blu di scena di inizio spettacolo, prima in mutande sdraiato sul letto e poi in piedi con gli abiti da prete (interpreta Padre Flynn), intento nella recita del sermone, dà la sensazione di essere testimone di un nuovo capitolo della sua vita artistica.
La storia de Il dubbio è semplice, la messa in scena e l’elaborazione testuale molto complessa e con numerosissime chiavi di lettura. L’opera di Shanley è ambientata in una scuola cattolica del Bronx a metà anni Sessanta. Padre Flynn (come detto, Stefano Accorsi) viene accusato di aver particolari attenzioni per uno scolaro “negro” da suor Aloysia (una eccellente Lucilla Morlacchi), intransigente e glaciale direttrice della scuola di St.Nicholas. Tra i due protagonisti principali si viene a trovare la giovanissima suor James (Alice Bachi, bravissima! ricorda a tratti Paola Cortellesi), che si ritrova molto nel modo di fare e nei moderni ideali di Flynn, ma che deve inevitabilmente rendere conto (e non contraddire) il suo diretto superiore. Gustosa e esemplare, a proposito, la scena del the.
La messa in scena è intrigante, i giochi di luce strepitosi: la croce che appare (per poi sparire poco dopo) ogni qualvolta si muovono le pareti di sfondo è un costante monito ai protagonisti di questo grande dubbio: un monito imponente e schiacciante. La croce composta da proiettori rivolti al pubblico, scuote nel finale d’opera lo spettatore più di molte parole. Tra un cambio di scena e l’altro, strepitosi inserti musicali con canzoni di Bob Dylan (echi del complesso e fascinoso I’m not there di Todd Haynes). Le note di Like a rolling stone tuonano dirompenti nel teatro, a sottolineare la tragicità di un dubbio.
Quando la notizia del ritorno a teatro di Accorsi era stata diffusa, la domanda che in molti si ponevano era: “come mai il teatro?” La risposta sta sempre nelle note del cantautore del Minnesota: reciti davanti al tuo pubblico, concludi il tuo lavoro d’attore, e poi…e poi il sipario si chiude e poco dopo si riapre con un enorme tributo d’applausi. In sottofondo c’è Knockin’ on Heaven’s door. E’ ciò che un uomo di spettacolo sogna: ricevere l’applauso del pubblico (Christopher Nolan, nello splendido The Prestige, docet). 
A Milano c’è stata la parentesi più lunga della tournée. Dal 4 marzo sino al 6 aprile (con interruzione pasquale) Il dubbio è stato in scena al Teatro Manzoni di Milano; chissà che le datate poltroncine rosse della sala meneghina possano essere la consacrazione dell’attore emiliano presso un pubblico profondamente lontano da Ultimi baci o Romanzi criminali.
di Matteo Bursi. 9 aprile 2008.

Nessun commento:

Posta un commento