
velenosi, insulti e denigrazioni come esaltazioni e appoggi incondizionati. Per questo risulta difficile trovare una definizione univoca per connotarlo. Ma cinico lo è di sicuro, questo corpulento omaccione, vestito trasandato, barba incolta e immancabile berretto da baseball a delinearne il look, nato nel Michigan nel 1954, autore di libri di culto come Stupid White Men e Che cosa hai fatto al nostro paese?, tradotti con successo anche da noi in Europa. Ma è soprattutto sulla sua attività di regista che oggi è conosciuto in tutto il mondo, sdoganando il genere documentario dalle secche del consumo puramente televisivo o giornalistico, generando una serie infinita di cloni, e trasformando il documentario persino in un successo da box-office: se oggi nelle sale cinematografiche abbondano le pellicole non fiction, buona parte del merito è suo.Sin dai tempi di Roger & Me sono apparse chiare le caratteristiche che hanno permesso a Moore di ottenere questi risultati: innanzitutto egli ha rivelato come il documentario, al pari di tutti generi narrativi, non è oggettivo, poiché, dalla selezione dei materiali al tono del racconto, c’è sempre dietro una regia, l’adozione di un punto di vista particolare. Nel caso di Moore, questa tendenza si fa ancora più esplicita in quanto egli mette in scena letteralmente se stesso, davanti alla macchina da presa e nell’uso della voce over, rivelando le proprie idee, il proprio retroterra culturale e politico, la sua personale riflessione: in questo anche i suoi più acerrimi detrattori dovrebbero riconoscergli un’onestà di fondo.La seconda caratteristica tipica del cinema di Moore è l’ironia, lo spirito sardonico che attraversa le sue pellicole, e che si caratterizza anche negli aspetti più propriamente tecnici, dal montaggio all’uso in contrasto della colonna sonora. Un umorismo nero e cattivo, che affonda come una lama nelle carni dilaniate del suo paese. Dopo essere stato arrestato, mentre girava il video di Sleep now in the fire dei Rage Against the Machine, Moore ha rapidamente scalato i vertici della popolarità: prima con il capolavoro Bowling for a Columbine (con cui vince il premio Oscar), poi la sfida al suo nemico di sempre, il presidente George W. Bush, che mette alla berlina in Fahrenheit 9/11, vincendo addirittura la Palma d’oro a Cannes. In attesa di Sicko, che affronterà il sistema ospedaliero americano, e che dopo la disoccupazione, le armi da fuoco e la guerra al terrorismo, siamo sicuri farà tremare ancora una volta l’inquilino della Casa Bianca.
di Giulio Ragni, Maggio 2007.
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