giovedì 5 febbraio 2009

Scrivere d'autore: Ermanno Olmi

Ermanno Olmi nasce a Treviglio il 31 luglio 1931. Arriva ben presto a Milano, dove frequenta l’Accademia d’Arte drammatica. Si cimenta con l’arte cinematografica realizzando, giovanissimo, alcuni documentari e nel 1958 realizza Il tempo si è fermato, il suo primo lungometraggio. Nel ’61 realizza Il posto, con il quale si mette in luce nel panorama internazionale, vincendo tra l’altro il premio della critica al Festival di Venezia. Con Il posto, Olmi realizza un realistico e riuscitissimo ritratto di quel periodo di migrazioni
interne alla ricerca del benessere e di un posto fisso nella Milano del boom. Nel 1965 il regista rende omaggio a un illustre conterraneo, papa Giovanni XXIII, con la pellicola E venne un uomo. La definitiva affermazione di Ermanno Olmi deve attendere altri tredici anni, arriva il 1978 e con la Rai di Paolo Grassi a produrre viene realizzato L’albero degli zoccoli. Palma d’oro a Cannes ’78. Olmi condensa in quest’opera tutto sé stesso: la natura, la campagna e la fatica della gente comune, quella rimasta ai lati del progresso industriale italiano. Girato interamente nella campagna bergamasca e recitato in dialetto locale dalle genti del posto, si configura come un affresco lirico della vita rurale in un tempo a noi non poi così lontano. Nel 1982 fonda a Bassano del Grappa (Vi) una scuola di cinema. Sei anni più tardi realizza La leggenda del santo bevitore, è la prima volta che il regista bergamasco si cimenta su un soggetto preesistente (è tratto dal romanzo di Joseph Roth), con il quale si aggiudica il Leone d’Oro a Venezia. Dieci anni dopo Cannes, Olmi entra nel ristrettissimo club di autori premiati sia in laguna che sulla croisette. Trascorrono diversi anni e ritroviamo nel nuovo millennio un nuovo capolavoro di Ermanno Olmi: si tratta de Il mestiere delle armi, una eccellente ricostruzione della vita di Giovanni dalle Bande Nere. La cinepresa non ha paura di affrontare le nebbie e i bui degli interni, i dettagli sono ancora una volta curati nei minimi particolari. Dopo Milano e Bergamo, Olmi prosegue il suo omaggio alla natia regione e va a girare a Mantova, sempre nelle campagne, dove tornerà qualche anno più tardi per girare anche Centochiodi. Quello che colpisce nel cinema di Ermanno Olmi è il suo irrefrenabile desiderio di andare dove solitamente il cinema italiano non va: nelle campagne, tra le nebbie, nei campi, nella ruralità che non è ancora scomparsa. Una parte del nostro Paese solitamente lontana dal grande schermo, e Olmi la rappresenta, la esalta, con poesia e passione. Non ha mai amato affidarsi a volti noti del cinema nazionale, salvo qualche caso eccezionale, preferendo mettere attori non professionisti al centro delle sue storie e ha fatto anche da operatore in quasi tutti i suoi film. E’ nato da una famiglia contadina e il suo cinema è un immenso, smisurato, poetico, omaggio alle proprie origini.
di Matteo Bursi, Aprile 2007.

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