mercoledì 11 marzo 2009

81st Academy Awards. Lo sguardo oltre Hollywood.

L’ottantunesima edizione del Premio cinematografico per eccellenza, la prima dell’era Obama, rende omaggio allo splendido The Millionaire, tragico dipinto della povertà nell’India contemporanea ad opera di Danny Boyle. Il miglior film è dunque una produzione non-hollywoodiana, una pellicola extra-statunitense con respiro umanitario e malinconico. L’Academy ha sempre dimostrato di seguire attentamente i movimenti della politica e quale miglior mossa se non assegnare la statuetta più ambita ad un momento di cinema così vicino al messaggio di speranza del nuovo inquilino della Casa Bianca. Come da ormai comprovata tradizione delle ultime edizioni – succede per la quinta volta negli ultimi sei anni – la miglior pellicola dell’anno si aggiudica trionfalmente anche l’Oscar per la regia, vinta dall’inglese Boyle. Per capire la portata del trionfo del film ambientato tra le baraccopoli di Mumbai nella serata glamour del Kodak Theatre, bastino i numeri: 8 Oscar conquistati da The Millionaire. Alle due big categories si affiancano la vittoria come miglior sceneggiatura non originale – il film è tratto dal romanzo Le dodici domande di Swarup Vikas – ed un corposo bottino nelle categorie tecniche e sonore. Clamorosa l’affermazione della canzone Jai Hò. Alla vigilia dell’annuncio delle nominations ufficiali dell’81st Academy Awards, dopo la premiazione ai Golden Globes, pareva certa una vittoria di Bruce Springsteen, per l’opera originale creata per The Wrestler. La pellicola diretta da Darren Aronofsky vede sfuggire di mano anche l’altra possibile statuetta, quella che Mickey Rourke attendeva per la sua struggente interpretazione di un vecchio wrestler, già apprezzato al recente Festival di Venezia. Il miglior attore dell’anno è invece l’eclettico Sean Penn, splendido Harvey Milk - attivista e consigliere politico omosessuale assassinato nell’America del secondo Novecento – nel drammatico bio-pic di Gus van Sant. Penn – che bissa l’Oscar per Mystic River cinque anni dopo e ritorna alla Notte degli Oscar da trionfatore dopo i mancati premi della scorsa edizione per il suo Into the wild – dal palco della premiazione omaggia Rourke in platea della vittoria. Per Milk anche il preziosissimo premio per la migliore sceneggiatura originale. Nella categoria miglior attrice affermazione, ampiamente preventivata nelle ultime settimane e confermata dall’indicazione dei Globes, di Kate Winslet per la performance in The Reader. La piccola Rose arriva all’Oscar undici anni dopo il crack Titanic e ci arriva prima di Leonardo DiCaprio – suo compagno nel film di Cameron – che di recente l’ha definita “la più grande attrice della sua generazione” a suggello di una statuetta meritata. L’avrebbe meritata ampiamente anche Meryl Streep, già “Signora degli Oscar” con il record di nomination ottenute nella storia dell’Academy, ben quindici.  I non protagonisti vedono l’omaggio postumo allo straordinario Joker di Heath Ledger nell’ottimo secondo capitolo del Batman di Christopher Nolan. Ledger, scomparso già da un anno, potrebbe rappresentare – o forse già rappresenta – il nuovo capitolo della mitizzazione divistica tipica di Hollywood. Non è stata però l’eredità dell’aura di James Dean a fargli arrivare un Oscar postumo, ma il suo grande talento già ampiamente espresso nei precedenti Brokeback Mountain e Io non sono qui. La categoria supporting actress porta ad un’attrice spagnola il primo premio Oscar: è Penelope Cruz nel discusso Vicky Cristina Barcelona di Allen ad ottenere la prima statuetta – tra gli attori – per il suo paese. La Cruz, sublime in Volver (ignorato in passato dall’Academy), riceve un’Oscar in una cinquina non certo densa di performance indimenticabili. La categoria riservata al cinema d’animazione vede la vittoria di Wall-E, nuova meraviglia di casa Pixar. Con la statuetta vinta dal dolce robot solitario la casa di John Lasseter realizza la seconda doppietta all’Academy: Wall-E, difatti, succede a Ratatouille – come Gli Incredibili vinse l’Oscar dopo il trionfo del pesciolino Nemo. La Pixar si conferma la casa di produzione regina nel cinema d’animazione del nuovo millennio, da quando è stato istituito l’Oscar al cartoon dell’anno ha conquistato quattro degli otto premi assegnati. Non era stato nominato nella categoria dei film animati l’ottimo Valzer con Bashir. La pellicola israeliana dirottata nella categoria film straniero esce a mani vuote dalla notte dell’Academy, a differenza dell’esito dei Golden Globes. Il miglior film straniero del 2008 è il giapponese Departures. La categoria riservata al cinema non americano introduce le note dolenti. In prima fila di color che non escono trionfanti c’è il nostro Paese. Per sette mesi, dai fasti gloriosi sulla Croisette, l’Italia cinematografica dava per scontata la nomination di Gomorra agli Oscar e per probabile l’affermazione finale come film straniero dell’anno. La candidatura all’eccellente film di Matteo Garrone non è arrivata e il cinema nazionale sul palco del Kodak Theatre di Los Angeles è stato rappresentato unicamente da Sofia Loren, che ha presentato l’Oscar per la miglior attrice. Se la nuova onda del nostro cinema intravista al Festival di Cannes del 2008, con i successi delle opere di Garrone e Sorrentino sarà confermata dalla continuità di produzioni di livello – vero tallone d’Achille dell’Italia cinematografica – altre nomination arriveranno certamente, non c’è da dubitarne. Nella flotta dei “delusi”, anche qui le virgolette sono d’obbligo, c’è Il curioso caso di Benjamin Button di David Fincher. La pellicola ottiene tre premi, ma si era presentato sul red carpet con il petto gonfio di tredici nominees. Il vero flop dell’annata di premi cinematografici è il tanto atteso kolossal Australia, targato Baz Luhrmann. L’Academy – non prendendolo proprio in considerazione – l’ha definitivamente rimandato al giudizio del pubblico. Così gli Oscar arrivano a quota 81, in una serata che ha visto l’introduzione della contemporanea presenza di cinque premi Oscar a presentare gli attori protagonisti candidati: un grandioso effetto speciale in “stile Hollywood” vedere sul palco De Niro, Hopkins, Douglas, Loren, Kidman e MacLaine apparire a ricordarci la luccicante e patinata storia del premio Oscar.

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