domenica 1 marzo 2009

COLAZIONE DA TIFFANY (di Blake Edwards, 1961)

Si può spiegare un mito? Si può esprimere a parole la brillante lucentezza dei diamanti, ma soprattutto quella del sorriso di Audrey Hepburn – Holly Golightly? Si può descrivere l’armonia e la bellezza di una colonna sonora che ha meritato l’Oscar e di una canzone sussurrata a fior di labbra davanti alla finestra? 
Potremo sempre continuare a chiederci che cosa ha reso questo film una pietra miliare del cinema, ma non riusciremo mai a capirlo completamente. Perché, come tutti i capolavori, Colazione da Tiffany prende il cuore senza dar spiegazioni alla testa. Potremmo chiederci se si tratta della trama, tratta dal best seller di Truman Capote, o della regia assolutamente perfetta di Blake Edwards, o del sorriso di Audrey Hepburn, una donna un mito. Ma non sarebbe nulla di tutto questo, o piuttosto un insieme di melodie visive perfettamente armonizzate fra loro, immagini e dialoghi tanto fluidi che alla fine del film ci si risveglia come da un sogno. Calati a tratti nel personaggio della “svampita” Holly o dello “scrittore” (obbligatorie le virgolette) George Peppard, protagonisti di una storia d’amore sottile, che forse è quella dello spettatore per loro, non potremo mai comprendere fino in fondo la bellezza. Perché Colazione da Tiffany è la bellezza fatta cinema, la bellezza fatta storia. La storia della conquista della libertà, della disillusione, della accettazione di se stessi. Non potremo mai spiegare come questo film abbia affascinato le generazioni e sia sopravvissuto al tempo intatto, proprio come un diamante di Tiffany; né potremo mai estrapolare dal suo contesto “la scena più bella”: perché la scena più bella di Colazione da Tiffany è Colazione da Tiffany. Il film dalla regia perfetta, dalla musica perfetta, dall’interpretazione perfetta, dalla sceneggiatura perfetta, di una bellezza talmente commovente che davvero non si può chiedere nulla di più. Un felicissimo connubio fra la tenerezza sdolcinata delle commedie primi Anni Sessanta e un nascosto, sottile invito a riflettere su se stessi e sulle proprie ambizioni, ecco che cos’è Colazione da Tiffany, e molto di più. E ci si accorge all’improvviso che ogni cosa – regia, attori, sceneggiatura, musica –, tolta dal suo nido, dal suo contesto, diventa quasi vana, una goccia perfetta ma pur sempre una goccia. Colazione da Tiffany è un capolavoro perché è l’unione di tante gocce perfette ed umili come il mitico tubino che Audrey Hepburn, indiscussa icona di stile, indossa all’inizio del film. 
Il cinema dovrebbe essere così: l’armonia fra le parti, dove nessuna prende il sopravvento sulle altre e dove tutte possono dare un contributo. Perché tante gocce fanno un oceano.
Giudizio  (legenda).  
di Chiara Palladino, 2 febbraio 2007. 

Nessun commento:

Posta un commento