Il film, per chi non l'abbia visto, narra dell'eterna lotta tra bene e male, entrambi visti come due enormi schieramenti di guerrieri che si battono costantemente, senza tempo, per difendere il loro diritto di esistenza come unica unità spirituale, come verità, allo scopo di dirigere le fila delle vite degli essere umani. Nel tempo in cui si svolge la narrazione sta per risolversi l'ultima battaglia tra le due fazioni, per decidere, infine, quale trionferà sull'altra. Il regista è molto acuto nel descriverci i suoi personaggi, poichè non tratteggia mai i buoni totalmente puri, nè i cattivi totalmente privi di sentimenti. Il messaggio che alla fine porta Bekmambetov è che nè male, nè bene, presi singolarmente, hanno un senso, poichè sono uno in funzione dell'altro, se non esistesse l'uno, non esisterebbe nemmeno l'altro. Quello che ha suscitato in me è come noi esseri umani spesso non accettiamo dentro di noi un tale dualismo e come, di conseguenza, giudichiamo gli altri facenti parti dell'una o dell'altra fazione. Non riusciamo a capire insomma che l'essere umano, in quanto tale è, e sempre sarà combattuto dentro di sè, perchè così deve essere, per avere sempre stimoli nuovi per la propria crescita interiore, i quali provengono da esperienze buone o cattive, da pensieri ed azioni buoni e cattivi. Con questo non vanno giustificati gli atti malvagi che vengono compiuti ogni giorno, però dovrebbero essere maggiormente compresi dal punto di vista umano, ci meraviglieremmo un pò meno di quello che ci circonda, ci disilluderemmo un pò di più e soprattutto conosceremmo ed accetteremmo molto di più noi stessi. Non tutto il male porta sempre al male e non c'è nemmeno la certezza che fare del bene porti sempre a qualcosa di positivo.



Claudia Costanza, 7 dicembre 2006.
Nessun commento:
Posta un commento