"SENSIBILIZZANTE" - Cosa può esserci al limite della sensibilità umana?
Cristina Comencini dal titolo sembra confermarci un ossimoro, dove solo la sensibilità può rispondere. Film eccellente, con narrazione incalzante dall' inizio alla fine, attimi di umorismo o quello che si potrebbe meglio definire come un "comicismo", debitore di atti interpretativi puntuali firmati dall'angelo Finocchiaro. Non esiste umorismo, neanche comicità. Non ci si prende in giro, ma si ruotano fili di un discorso e di aspetti umani che si sfiorano senza aggredirsi. Il sentirsi non vedente in un ambiente artistico, musicalmente concepito come nucleo in cui ruota tutto l'essere, e forse con la E maiuscola, come un non-sentirsi parte di un ricordo celato da maschere familiari, abusi di psiche cadaverica, porta, come affermerebbe Nietzche ad essere moralisti in un contesto che necessita immoralità.
Ed è questo che tocca: un miraggio di inquadrature che spaziano nei labirinti sensibili e sensibilizzati dell'atmosfera come dell'animo umano. E se non è di cuore che si sta parlando, è di e con la consapevolezza che, intorno a quelle immagini la speranza di una notte di capodanno, si possa rendere luminosità a quella giustizia divina che si cela intorno ad esso, seppur sognato accecato ed illusorio come può essere una racconto cinematografico dai respiri a volte disincantati ed altre avvolto da un rigore carnalmente, ma alcuni lo definirebbero tecnicamente "bestiale". A voi il limite.
di Denise Spinelli, 27 ottobre 2005.
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