"IMPRESSIONANTE ANCHE SE ALLUNGATO" - King Kong di Peter Jackson (remake del film omonimo del 1933) è un' opera colossale, per impegno economico (oltre 200 milioni di dollari il budget stimato), per scenografie, per effetti speciali. Il regista neozelandese uscito trionfalmente dalla trilogia del Signore degli Anelli che gli ha dato fama e Oscar a valanga ha voluto fare le cose in grande per coinvolgere ed emozionare gli spettatori dall'inizio alla fine della pellicola. Di qui la scelta, purtroppo discutibile, di portare a 3 ore la lunghezza del film che nella sua forma originale ne prevedeva una sola. Infatti il desiderio palese di Jackson di impressionare gli spettatori si manifesta in sequenze che nonostante un indiscutibile valenza tecnica e registica, risultano poco significative e del tutto eliminabili. Se però si esclude questo difetto seppur importante, il film è di indiscutibile valore cinematografico, soprattutto dal punto di vista tecnico. Un esempio è costituito da Kong, realizzato in maniera mirabile, anche se i suoi comportamenti rischiano in alcuni momenti di farlo assomigliare a un uomo piuttosto che ad un animale selvaggio. Tuttavia nella maggior parte dei casi la sua figura è del tutto riuscita. Altrettanto non si può dire di alcuni personaggi secondari che appesantiscono inutilmente di dialoghi la storia. Merita un appunto anche la regia di Peter Jackson, anche in questo caso infatti la sua tendenza alla spettacolarità e alla magnificenza risulta essere in alcuni punti (fortunatamente pochi) ridondante e decisamente autocompiaciuta. Inattaccabili invece gli effetti speciali che rimandano nella loro particolarità a quelli "primitivi" che avevano caratterizzato la pellicola del 1933. Inutile sprecare commenti sulla colonna sonora di James Newton Howard che praticamente accompagna tutti i minuti del film. Nonostante il poco tempo avuto a disposizione per realizzare l'intero score (appena poche settimane prima l'uscita nelle sale, il compositore sarebbe dovuto essere Shore, poi licenziato da Jackson per "differenti visoni creative"), Howard è riuscito a creare momenti di tensione per le scene di azione, ma ha dato il suo meglio nei pezzi più intimi e riflessivi, quando il pianoforte diventa protagonista, raggiungendo un livello di poeticità unico. Degno di nota la conclusione del film che però ancora una volta nel tentativo di essere particolarmente struggente finisce per sembrare leggermente forzata. "King Kong" è comunque un film apprezzabile e un infinito piacere per gli occhi. (
) di Salvatore Scarpato, 5 gennaio 2006.
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