sabato 18 aprile 2009

LA FABBRICA DI CIOCCOLATO (di Tim Burton, 2005)

"GIOIELLO & OSCURO" - Esistono pochi registi in grado di proiettare lo spettatore in un universo magico e fiabesco, ed uno di questi è senz’altro Tim Burton. Anche quando, come in questo caso, la materia da cui il regista attinge non è un parto esclusivo della sua fantasia, Burton riesce a trasformarlo in qualcosa di assolutamente personale: così se l’originale era una zuccherosa favola per bambini, ora diventa un’esplorazione del lato oscuro dell’ennesimo freak nato da un’artista mai conciliato nel mondo in cui vive. Dopo un inizio narrativamente un po’ farraginoso, con alcune lungaggini di troppo – come il racconto delle gesta del giovane Willy Wonka – la storia prende letteralmente il volo con l’entrata in scena di Wonka/Johnny Depp: pelle bianchissima, vestito in maniera assurda con grossi occhiali e cappello, l’anfitrione della magica fabbrica elimina uno dopo l’altro tutti i bambini e i loro insopportabili genitori, con l’aiuto degli spassosi Oompa Loompa, a cui spettano gli esilaranti numeri musicali di accompagnamento.
Come il mostruoso pinguino di Batman il ritorno, come il detective da incubo di Sleepy Hollow, i comportamenti del protagonista hanno origine da un trauma infantile, costretto ad indossare un terrificante apparecchio per i denti dal padre dentista; fa dunque capolino l’eterna storia di emarginazione e solitudine del diverso, che rappresenta il vero cuore poetico di tutti i film del regista, che non rinuncia anche ad altri leitmotiv (come la neve) assolutamente caratteristici della sua filmografia. Il film si chiude con un happy end come nell’originale, ma l’abbraccio tra padre e figlio, con annesso rumore dello strofinarsi dei guanti e dei vestiti di latex, è un gioiello insieme di humour nero e romanticismo struggente. 
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di Giulio Ragni, 26 ottobre 2005.

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