"vonTrier IMPRESSIONA ANCORA" - Secondo capitolo della trilogia sull'America, "Manderlay" segna il ritorno di Lars von Trier e di Grace, la protagonista di "Dogville" con la differenza che ad interpretarla ora è Bryce Dallas Howard (che abbiamo conosciuto con lo splendido "The Village" di M. Night Shyamalan) che sostituisce Nicole Kidman. Dopo l'abbandono shock di Dogville, il clan di Grace e Grace stessa si mettono in viaggio per l'America. Giungono a Manderlay, un piccolo paese dell'Alabama. Qui è ancora in vigore la schiavitù ma la donna ha tutte le intenzioni di cambiare le cose; riuscirci risulterà però molto complicato… Se la mancanza delle scenografia, già vista in "Dogville" non colpisce lo spettatore; il film colpisce eccome! Ancora una volta infatti von Trier conferma la sua genialità e sin dall'inizio si rimane impressionati dalla sua intelligenza e acutezza nell'analisi della società. I dialoghi sono davvero magnifici ma soprattutto fanno pensare. La narrazione del regista olandese è spietata ed estremamente malinconica della realtà umana, ma altrettanto realistica. Grace è mossa da ideali positivi e sinceramente genuini, però forse è impossibile cambiare le cancrene della società; anche quando le sembra di fare passi avanti nei suoi scopi, si ritrova con nuovi problemi ancora più difficili da sormontare. Manderlay è una città che rappresenta benissimo l'America profonda, in cui molti pregiudizi sono ancora da estirpare; le fondamenta di questa città si basano su una suddivisione psicologica, tanto triste quanto inquietante. E' possibile rompere le catene del potere? E' possibile uscire dagli schemi mentali che l'uomo stesso si è imposto? Queste sono solo due delle infinite domande che Lars von Trier presenta agli spettatori, mettendone in discussione ideologie e pregiudizi.
Come "Dogville", anche "Manderlay" è un film da metabolizzare e che di certo non lascia indifferenti. Da vedere e da pensare.
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di Salvatore Scarpato, 8 dicembre 2005.
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