Piavoli riparte esattamente da dove aveva concluso con Il pianeta azzurro. Mette in scena, ancora una volta, il susseguirsi delle stagioni della Natura e in questo mondo inserisce l'uomo. La presenza umana è la grossa novità rispetto al Pianeta azzurro. Ma è un uomo che non è mai assoluto protagonista del cinema di Franco Piavoli. In scena c'è sempre lei: la Natura; e l'essere umano non risulta altro che uno delle tante, variegate, componenti di questa meravigliosa Natura.
Ambientato nel bellissimo paese di Castellaro Lagusello, uno dei "Borghi più belli d'Italia", il film racconta le diverse fasi della vita umana, parallelamente al susseguirsi delle stagioni della natura. L'uomo, visto attraverso le sue gesta, il suo socializzare, i suoi giochi, i suoi pensieri e i suoi turbamenti. Il male non è mai in scena, ma nel bucolico paese (mondo) di Piavoli c'è molta malinconia. La malinconia non compare con l'autunno, il matrimonio (inserito nell'estate, della stagione e della vita) è già decadente. Piavoli lo mette in scena, pessimisticamente, quando "tutto" sembra già essere accaduto. Da lì in avanti è solo un lento decadere.
Pessimista a tratti, ma grande sognatore e creatore di immagini. La luna, immancabile leopardiana presenza, svetta nel cielo e assiste alle umane vicende. Non solo: Piavoli, in chiusura di una sequenza d'amore tra giovani, la fa unire in amore ad un pioppo, proseguimento e completamento dell'amore universale. Sequenza che richiama in parte la, ancor più splendida, sovrapposizione/unione di Nostos con la grandissima luna.
Voci nel tempo è, con Il pianeta azzurro, il film di Franco Piavoli più completo e perfetto. E' il culmine della rappresentazione del mondo cinematografico del regista lombardo.
Giudizio: 

(legenda).



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