mercoledì 28 gennaio 2009

L'ecatombe dei cinema milanesi.

Non c'è bisogno del tanto amato C'era una volta, per iniziare questo discorso è sufficiente partire (ebbene si) da qualche mese addietro. Milano: corso Vittorio Emanuele, ovvero quei circa settecento metri centralissimi che portano da piazza san Babila sino al Duomo. Proprio corso Vittorio Emanuele sino a poco, pochissimo, tempo fa era un pullulare di sale cinematografiche, ne trovavi a destra e a sinistra, buttavi l'occhio e insegne luminose (al neon o più moderne) tentavano i passanti a rifugiarsi in accoglienti cinema.
Da qualche tempo, ahimè, questo bellissimo tratto di Milano assiste inerme a una serrata incontrollata di vecchie storiche sale. Le giovanissime generazioni non possono sapere che là dove c'era il cinema ora c'è...Zara, e l'Astra era un bellissimo cinema, forse uno dei migliori della zona. Ma questo discorso è lontano, molto lontano, torniamo a noi: negli ultimi mesi si è verificato un velocissimo susseguirsi di sale che hanno chiuso l'attività: Mediolanum, Pasquirolo (era il mio preferito) e Ambasciatori. Chiusi. Insegne spente e già avviate al degrado. Non è finita qui, perché l'Excelsior (attualmente ha due sale: Excelsior e Mignon, ed è nel pieno dell'attività) sembra destinato alla stessa inesorabile fine.
Sarebbe ora che qualcuno iniziasse (Comune o chicchesìa) a pensare di porre freno a questa ondata di sfacelo cinematografico nel pieno cuore pulsante di Milano. Dell'Arlecchino, del (restaurato e magnifico) Apollo e della storica sede dell'Odeon non si hanno notizie di possibili chiusure...ma ciò non toglie che questa sequenza è preoccupante. Il cinema deve continuare a vivere nel pieno centro di Milano e le insegne non dovrebbero diminuire ma iniziare a invertire la tendenza e tornare ad aumentare.
La tendenza deve essere quella del mercato libero, ma con la possibilità di scelta da parte di chi vuole andare al cinema. Sale storiche e grandi multiplex. Insieme. Non voglio pensare a una Milano futura senza cinema nel centro storico.
di Matteo Bursi, 31 ottobre 2006. 

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