mercoledì 28 gennaio 2009

Retrospettiva su Billy Wilder.

Samuel(Billy)Wilder nacque nel 1906 a Sucha,in Austria (ora in Polonia),da una famiglia ebrea abbastanza ricca. Dopo aver completato gli studi a Vienna,intraprese la carriera giornalistica, intervistando , ad esempio, Freud e Richard Strass. Nel 1926 si trasferì a Berlino, dove si guadagnò una certa fama come cronista di nera specializzato in audaci denunce. Sostiene anche di essere stato un gigolò che intratteneva le clienti bene dell’ Adlon Hotel. Berlino era allora il centro culturale del mondo e lo stesso cinema tedesco era tecnicamente e stilisticamente il più avanzato al mondo. A parte “Menschen an Sontag”(1929),i primi film sceneggiati da Wilder furono commedie piccanti e sentimentali che lasciavano già trasparire le caratteristiche dello stile del regista, specialmente per il loro umorismo viennese, per il gioco degli equivoci e degli scambi di identità e per gli accenni all’America e a Hollywood. Wilder partì per Parigi il giorno dopo l’incendio del Reichstag nel febbraio 1933. 
Nella capitale francese vi ambientò i suoi film più affascinanti,come il suo primo film”Amore che redime”( Mauvaise graine, 1933), una vivace commedia incentrata sulle vicende di un giovane di buona famiglia traviato che si è unito a una banda di ladri d’automobili. Alla fine del film l’eroe,pentitosi,e l’eroina s’imbarcheranno per l’America.Anche lo zio Billy partì per gli Stati Uniti. In cinque anni Wilder raggiunse una posizione importante a Hollywood. Le sue sceneggiature in coppia con Brackett,”L’ottava moglie di Barbablù”( Bluebeard’s Eighth Wife,1938),”La signora di mezzanotte”( Mid-night) e”Ninotchka”, entrambi del 1939,”La porta d’oro”e”Colpo di fulmine”( Ball of fire, 1941),fecero di questa coppia gli sceneggiatori meglio pagati dall’industria cinematografica di allora. Nel film di Mithcell Leisen “La porta d’oro”(Hold Back the Dawn,1941),un gigolò,interpretato da Charles Boyer,fuggito dall’Europa dilaniata dalla guerra, attende con impazienza alla frontiera messicana un visto d’entrata per gli Stati Uniti,insieme ad altri profughi fissa a lungo il posto di confine,che consiste in un reticolato,in un ufficio immigrazione e in un’arcata su cui campeggia la scritta”Stati Uniti”,segno di benvenuto. L’arcata assomiglia alla pensilina dell’ingresso di una sala cinematografica sul Sunset Boulevard. La porta d’oro fu uno dei tanti film realizzati in quel periodo per sensibilizzare l’opinione pubblica americana sul problema della guerra in Europa. 
E’l’opera più autobiografica di Wilder,che,assieme ad altri intellettuali,come Fritz Lang,Max Ophuls,Otto Preminger e Robert Siodmak, all’inizio degli anni Trenta lasciò l’Europa per Hollywood,proprio come la scena citata della Porta d’oro lascia intendere: infatti alla fine di quel film il gigolò vende la sua storia alla Paramount. Quasi tutti i film sceneggiati da Wilder-Brackett erano diretti da Ernst Lubitsch,che ebbe proprio come unico erede il nostro Billy. Il sodalizio con Brackett terminò nel 1950 e dal 1957 suo collaboratore fisso è stato I. A. L. Diamond. I primi quattro film diretti da Wilder in America, “Frutto proibito”( The Major and Minor, 1942),”I cinque segreti del deserto”(Five Graves to Cairo,1943),”La fiamma del peccato”( Double Indemnity,1944) e Giorni perduti” (The Lost  Weekend,1945), dimostrarono grande successo di critica e di pubblico. Dal 1937 al 1954 Wilder lavorò per la Paramount e negli anni 60  realizzò i suoi grandi successi e si aggiudicò tre Oscar con “L’appartamento”(The Apartment,1960).
Negli anni Settanta la sua carriera incontrò qualche difficoltà:la Universal rescisse il suo contratto dopo“Prima pagina”(The Front Page,1974) e tornò in Europa per girare nel 1978 “Fedora”,ma il film non ebbe fortuna con la distribuzione. Nei lungometraggi del regista austriaco si legge un sentimento ambivalente nei confronti della vecchia Europa e dell’America. Le sue rievocazioni dell’Europa sono cariche di malinconia e umorismo. Esempi possono essere la Parigi nel periodo precedente l’occu-pazione tedesca in“Ninotchka”,la Vienna de”Il valzer dell’imperatore”(The Emperor Waltz,1948), la Berlino distrutta dalla guerra in “Scandalo internazionale”( A Foreign Affair, 1948) e la stessa città divisa tra il settore occidentale e quello orientale in “Uno, due,  tre”( One,Two,Three,1961). Nei film parigini il tono è sempre romantico,mentre in quelli berlinesi è severo,con in entrambi un sottofondo di nostalgia. Quei luoghi sono assai noti da zio Billy,ma essi gli sono da sfondo per valutare moralmente i suoi personaggi. Ne è una dimostrazione la capitale francese,che non è sempre ripresa dal vivo,in diretta,ma la sua atmosfera è suggerita: Wilder preferisce ambientare le scene in stanze d’albergo e per “Irma la dolce”(Irma la Douce,1963) fa ricostruire le Halles a Hollywood. Nei film sentimentali l’Europa gli fa da sfondo per rieducare gli abitanti del nuovo mondo;i protagonisti sono degli americani che,giunti in Europa,scoprono una nuova dimensione umana. E mi riferisco a”Cosa è successo tra mio padre e tua madre?”( Avanti,1972),nel quale un funzionario di Baltimora( Jack Lemmon) si reca in Italia per riportare negli Stati Uniti la salma del padre. Per complicazioni burocratiche è costretto a rinviare la partenza e ha così modo di scoprire un nuovo tipo di vita. La stessa cosa accade ad Humphrey Bogart in”Sabrina” (1954) e a Gary Cooper in”Arianna”(Love in the Afternoon,1957),personaggi tipicamente americani sono rimodellati dall’esperienza parigina. Il processo di trasformazione non funziona mai in senso opposto: in”Scandalo internazionale” e in”Uno, due, tre” gli americanissimi esercito e Pepsi Cola non riescono a imporre i loro valori agli europei. 
Gli eroi di Wilder devono scegliere tra denaro e felicità e la stima del regista e la maturità del protagonista sta nel preferire i valori umani a quelli materiali. In “La fiamma del peccato”,un classico film nero sceneggiato da Raymond Chandler, “L’asso nella manica”( Ace in the Hole, 1951),”Stalag 17”(1953),”L’appartamento”,”Baciami,stupido” (Kiss Me,Stupid,1964) e”Non per soldi…ma per denaro” (The Fortune Cookie,1966) il regista parteggia per gli individui piuttosto che per i gruppi,pur non approvando le azioni dei suoi eroi. Il Chuck Tatum impersonato da Kirk Douglas nell’Asso nella manicariesce a scuotere emotivamente una comunità apatica ,ma il costo dell’operazione in termini personali e morali è irresponsabilmente alto. Tatum è un giornalista scandalistico che prolunga la sofferenza di un uomo sepolto in un’antica caverna indiana al fine di stimolare l’assenza dei lettori. Il palcoscenico della vicenda è una remota area desertica,arida come i suoi abitanti,ove accorre la gente alla ricerca di un’eccitazione riflessa. Sebbene Tatum sia implicato nella storia – e muoia per l’imbroglio in cui si è cacciato – l’astio di Wilder è rivolto contro la folla.Il film venne proiettato in sale deserte e turbò le relazioni di Wilder con la Paramount. Allo stesso modo “Baciami,stupido”diede un’immagine così squallida della classe media americana che Wilder fu vittima di una violenta campagna di stampa. 
Solo “L’appartamento”ebbe vasti consensi forse perché la feroce critica all’etica americana del successo appare attenuata dall’amore tra le sue vittime. C.C.Baxter (Jack Lemmon) e Fran Kubelik(Shirley MacLaine) .”L’appartamento” non è una commedia brillante,ma un inquietante ritratto della solitudine urbana. Alla fine Baxter e la Kubelik si ritrovano senza casa e senza lavoro,e questo non è il più lieto dei finali. Ma in altre opere Wilder non è stato tanto critico verso l’America, basti pensare a “Aquila solitaria”(The Spirit of St. Louis,1957), una biografia di Lindbergh quasi alla John Ford ,e la classica commedia “A qualcuno piace caldo”(Some Like it Hot,1959). Non è un caso che entrambe siano ambientate nell’America degli Anni Venti. “A qualcuno piace caldo” è probabilmente il film più amato di Wilder. Jack Lemmon e Tony Curtis interpretano Jerry e Joe, due musicisti che si travestono da ragazze per scappare, dopo esser stati testimoni del massacro del giorno di San Valentino.
Una curiosità:tranne che in “Prima pagina”,”Cosa è successo tra mio padre e tua madre?”e”Buddy buddy”,Jack Lemmon si è sempre travestito,è diventato Altro da sé per Wilder:in”A qualcuno piace caldo”è una donna,in”L’appartamento” è per i vicini un grande amatore,in”Irma la dolce” è Lord X,in“Non per soldi,ma per denaro”finge di essere in carrozzella per truffare col suo socio Walter Matthau l’assicurazione. E ancora a proposito di travestimento,Wilder ha proposto soluzioni divertenti in “Frutto proibito”,con Ginger Rogers nel ruolo di una dodicenne, in “Te-stimone d’accusa”(Witness for the Prosecution,1957) con Marlene  Dietrich in un’interpretazione cockney. Il suo gioco si basa sulla chiara trasparenza del travestimento,non sulla credibilità dello stesso. Le comiche crisi di identità di Jerry, quando la parte femminile del suo personaggio prende il sopravvento in  “A qualcuno piace caldo”,sono versioni più scherzose dei tormenti di personaggi come Fedora,come Norma Desmond in “Viale del tramonto”(Sunset Boulevard,1950) e come Sherlock Holmes nella “Vita privata di Sherock Holmes”(The Private Life of Sherlock Holmes,1970).
Quest’ultimo è forse il suo più profondo e sentito studio sullo sdoppiamento nevrotico della personalità e sulla scissione psicologica tra pubblico e privato. 
In tutti i film di Billy Wilder c’è sempre un’allusione a Hollywood:”L’asso nella manica” ,ad esempio, può essere interpretato come un’allegoria sui metodi in uso negli studios e “Baciami,stupido” lo è sicuramente. Queste allusioni nascono da citazioni cinematografici o dall’uso particolare di certi attori: James Cagney, noto interprete di film di gangster,in “Uno,due,tre” applica metodi gangsterici nel commercio internazionale;William Holden e Jack Lemmon interpretano gli stessi personaggi in diversi film di zio Billy.Marilyn in”A qualcuno piace caldo”“Quando la moglie è in vacanza”(The Seven Year Itch,1955)è in sintonia perfetta col personaggio. Cecil B. De Mille e Erich von Stroheim interpretano se stessi in “Viale del tramonto”. 
Quest’ultimo e “Fedora”sono due faccia della stessa medaglia di Hollywood. Il secondo è la storia di un produttore in disgrazia,che tenta di convincere un’anziana diva ritiratosi dallo schermo a tornare al cinema:qui il regista guarda con nostalgia la old Hollywood e in modo pietoso la nuova. E Norma Desmond, parlando del cinema muto, dice: ”Ancora magnifico,no?”.
Billy Wilder è morto il 27 marzo 2002 a Beverly Hills,ma la sua genialità è ancora con noi.
di Sara Memmi. 26 Ottobre 2007.

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