lunedì 16 febbraio 2009

80th Academy Awards - Una snella ottantesima edizione

L’ ottantesima edizione degli Academy Awards non vede alcun film protagonista assoluto, come già in alcune delle ultime edizioni. Quattro premi a No Country for Old Men dei fratelli Coen, ben tre premi a The Bourne Ultimatum nelle categorie tecniche, due a There Will Be Blood.
Film dell’anno è eletto indiscutibilmente No Country for Old Men che vince in quasi tutte le categorie artistiche maggiori: miglior attore non protagonista allo spagnolo Javier Bardem (l’origine europea è stata una costante di tutti gli attori premiati), miglior sceneggiatura non originale (adattamento dal romanzo di Cormac McCarthy), miglior regia e subito dopo miglior film (tanto che Joel e Ethan Coen non fanno nemmeno in tempo a scendere dal palco tra un premio e l’altro).
There Will Be Blood conquista il meritatissimo riconoscimento a Daniel Day-Lewis come attore protagonista e quello per la fotografia, particolarmente espressiva ed efficace, di Robert Elswit. Dato l’altissimo spessore cinematografico dell’opera di Paul Thomas Anderson sarebbe stato più giusto una sorta di pareggio con No Country for Old Men per i gradini più alti del podio; in particolare il premio per la regia sarebbe stato pienamente meritato. There Will Be Blood è un film monumentale non per l’interpretazione di Daniel Day-Lewis, comunque straordinaria, ma per le impressionanti idee di messa in scena messe in atto da Anderson.
Tra le attrici protagoniste primeggia il trasformismo di Marion Cotillard, sorprendente Édith Piaf in La Vie en Rose, mentre come non protagonista vince a sorpresa Tilda Swinton per Michael Clayton. Premi pienamente meritati ma l’Academy ha a volte il difetto di premiare gli attori “in blocco” e così come c’è stato l’anno degli afroamericani (che vide protagonisti Halle Berry e Denzel Washington), questo è stato l’anno degli europei e ciò ha penalizzato un’interpretazione originale e raffinata come quella di Cate Blanchett in I’m not There.
Miglior film d’animazione è Ratatouille della Pixar; benché il significato di questa categoria non sia poi così chiaro (dal momento che l’animazione non è un genere ma più propriamente un mezzo espressivo e un film animato può tranquillamente concorrere anche nelle altre categorie) e ha pertanto un vago sapore di ghettizzazione, non si può negare che la straordinaria qualità artistica e tecnica raggiunta dagli animatori Pixar e l’eleganza della messa in scena abbiano indiscutibilmente meritato questo riconoscimento. Tra i due avversari,Surf’s Up e Persepolis, forse solo quest’ultimo poteva aspirare alla vittoria, in virtù delle proprie personalissime ed efficaci scelte grafiche tratte dal bel fumetto di Marjane Satrapi.
Il 2008 vede anche arrivare il secondo riconoscimento (dopo quello per The Aviator) all’arte di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, migliori scenografi per Sweeney Todd di Tim Burton; l’Oscar per i costumi va invece alla sfarzosità diElizabeth: The Golden Age. Tra le colonne sonore primeggia Dario Marianelli con l’elegante partitura di Atonement; piena soddisfazione per il compositore italiano ma l’ottimo lavoro che Michael Giacchino ha fatto per Ratatouille poteva legittimamente aspirare al premio.
Alan Menken, pluricandidato per le canzoni del disneyano Enchanted, resta a mani vuote: trionfano infatti Glen Hansard e Markéta Irglová per Once. Assolutamente lodevole la scelta di premiare due autori pressoché sconosciuti e decisamente non-hollywoodiani ma resta lampante l’esclusione dei brani di Into the Wild dalle nominations. Film straniero è l’austriaco Il Falsario di Stefan Ruzowitzky, sconfitta invece per il corto italiano Il Supplente di Andrea Jublin.
La cerimonia nel complesso è stata piuttosto snella, forse lo sciopero degli sceneggiatori protratto fino a poche settimane fa ha pesato nell’organizzazione dello show, rendendolo meno ricco ma decisamente meno noioso, anche se i discorsi del presentatore Jon Stewart e dei vari premiatori non si sono discostati dalla consueta banalità; una premiazione un po’ più austera del solito, dunque, ma il cui bilancio dal punto di vista dell’arte cinematografica è decisamente positivo.
di Valentina Alfonsi, 27 febbraio 2008.

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