Ispirato ancora una volta da un racconto di Scerbanenco, Fernando Di Leo firma con La mala ordina il suo capolavoro, e probabilmente il miglior esempio di cinema nero mai partorito dalla nostra produzione.
Luca Canali (Mario Adorf) viene ingiustamente accusato di aver rubato una partita di droga: sulle sue tracce vengono inviati a Milano due killer americani (Woody Strode e Henry Silva), che daranno vita ad una caccia sanguinaria che non risparmierà nessuno, nemmeno la moglie e la figlia del protagonista. Sono passati trentacinque anni, e questo gioiello di azione e atmosfere cupe alla Melville non ha perso un grammo del suo fascino, dimostrando ancora una volta come Di Leo meriti un posto tra i grandi del nostro cinema, e non essere soltanto un santino per gli amanti dei cult movies: guardare per credere l’incredibile sequenza dell’inseguimento, che non ha nulla da invidiare a quelli di William Friedkin e di altri maestri statunitensi, così anche il finale ambientato in un cimitero d’auto, metafora lugubre di un mondo destinato allo sfascio.
Strepitoso il cast, su cui svetta l’istrionico Adorf, ma è da sottolineare l’abilità del regista nel mescolare attori provenienti da estrazioni diverse, dal teatrale Adolfo Celi agli specialisti Silva e Strode nei ruoli davillain, fino ad arrivare ai “fassbinderiani” Peter Berling e Ulrich Lommel. Grande senso dello spettacolo, unito ad un’innata maestria nel muovere la macchina da presa, fanno de La mala ordina un film assolutamente da non perdere.
Giudizio: (legenda). di Giulio Ragni. 5 aprile 2008.
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