mercoledì 11 marzo 2009

TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL SESSO MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE (di Woody Allen, 1972)

Non è che ai film surreali (e surrealisti) non ci avesse mai pensato nessuno. E qui basterebbe fare i nomi di Dalì e Bunuel, quando il cinema era ancora muto e in bianco e nero. Certo però, quella era roba da intenditori, e magari anche da pazzi in senso letterale. Il gene della commedia demenziale, che oggi è tanto (troppo) diffusa, forse c’era già allora, com’è vero che tutte le avanguardie possiedono in embrione ogni più piccolo elemento della modernità. Allen non fa che mettere in maggior evidenza questo gene, diventando così accorto precursore di un genere (scusate il gioco di parole), senza tuttavia rinunciare al suo peculiare senso del delirio cinematografico.
In una serie di episodi da vero e proprio Decameron (ogni riferimento è puramente casuale) Allen indaga sulle domande più imbarazzanti della sua generazione riguardo il sesso: domande che forse, oggi, ci fanno ridere. Ma non è escluso che facessero ridere anche trent’anni fa. Dal medioevo ai giorni nostri, da questioni di fornicazione con animali e problemi, ben più attuali, di frigidità ed eiaculazione, il film raggiunge il suo apice in pezzi da antologia come l’episodio interpretato da Gene Wilder, medico segretamente innamorato di una pecora volubile, e quello intramontabile in cui gli spermatozoi Tony Randall, Burt Reynolds e Allen si fanno prendere dal panico prima di “decollare”. Con irriverenza, ma anche, in qualche caso, con profonda intuizione – forse sottovalutata in favore dello spirito generale della commedia – Woody Allen parla di sesso come nessuno farà più. Che il film piaccia o no, non dipende dal suo delirio intrinseco: che si prenda o meno sul serio un gigantesco seno a caccia della prossima vittima o un vibratore che prende fuoco, è questione di gusto personale, magari anche di allenamento “cinematografico”. Là dove un Boldi può sembrare assolutamente innocuo alle caste menti degli spettatori italiani, Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (mai titolo fu più adeguato) rischia di diventare l’insensata poesia di un pazzo perverso.
Magari è vero. Ma sempre di poesia si tratta. 
Giudizio½ (legenda).
di Chiara Palladino. 29 Novembre 2008.

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