mercoledì 25 marzo 2009

UN UOMO, UNA CITTA' (di Romolo Guerrieri, 1974)

L’ordinaria quotidianità di un commissario di polizia: potrebbe essere questo il sottotitolo di Un uomo, una città, poliziesco anomalo del panorama italiano perché appunto non si concentra su una sola indagine, ma costruisce un ritratto a tutto tondo di un poliziotto contro criminali di ogni tipo e appartenenza sociale.
I punti di forza del film sono sicuramente la scelta di un attore vero come Enrico Maria Salerno nel ruolo del protagonista e la scelta di un’ambientazione inedita come Torino, con le sue strade e i suoi simboli caratteristici (come la Fiat); rispetto ad altri interpreti aficionados del poliziesco italiano, Salerno riesce a dare sfumature e gigionerie come i grandi detectives americani – le sue “camminate in solitario” sono le sequenze più poetiche di tutta la pellicola – ed è nel film cifra distintiva della condizione sociale del Nord Italia degli anni Settanta, piena di immigrati – lo stesso commissario è un immigrato siciliano – in contrasto con l’opulenza aristocratica dell’elite locale.
La regia funziona bene nei canoni stilistici del genere, ovvero ritmo sostenuto e zoom a raffica, molto meno in certe tirate ideologiche e nelle cadute farsesche – nonostante un ottimo comprimario come il regista Luciano Salce nella parte di un giornalista ubriacone e ficcanaso – che minano il risultato complessivo dell’opera.
Giudizio½ (legenda). 
di Giulio Ragni. 1 dicembre 2008.

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