domenica 19 aprile 2009

BLOOD DIAMOND (di Edward Zwick, 2006)

Africa. Un villaggio di povera gente, capanne di paglia, terreno sabbioso, uomini con vecchi vestiti e sandali. S., padre di famiglia, suo figlio D., che ogni mattina percorre 2 chilometri e mezzo per recarsi a scuola, sua moglie e altre due figlie più piccole. Una vita povera, poco serena a causa della costante minaccia della guerriglie, ma piena, basata sulla reciproca fiducia. 
Africa. Il RUF, un gruppo che lotta contro il governo per il potere : rapisce, indottrina, arma e droga bambini anche molto piccoli per aumentare la propria forza armata. Si fa credere ai piccoli che loro facciano parte di qualcosa di importante,di giusto, di sicuro per il loro futuro e quello dell'intera nazione. Si fa credere loro che basti imbracciare un' arma per ottenere ciò che
desiderano. 
Africa. H., un uomo bianco di 31 anni nato in Sud Africa e sempre vissuto in Africa, contrabbanda diamanti e armi, freddo, opportunista, conosce tutti i trucchi del mestiere e si destreggia bene in qualunque situazione precaria perchè lui conosce quel popolo, conosce quelle strade. Paesaggi bellissimi, incontaminati, verdi e rigogliosi, totalmente discordanti dai luoghi dove vive l'uomo, dai centri urbanizzati, dunque, e dai campi profughi, sterminate distese di baracche. In questi luoghi la vita umana non vale più nulla, c'è sporco, puzza di cadaveri, macerie, per gli scontri armati che sono appena finiti ma che probabilmente si ripresenteranno il giorno dopo. Tutti vogliono i diamanti, il governo, il RUF, H., tutti vogliono spremere la terra rossa africana. In mezzo al pandemonio la gente comunque vive, comunque spera, nonostante quella costante presenza di morte e paura che avvolge, in modo intermittente, le vite di tutti.
Le vite di H. e S. ad un certo punto si incontrano, a causa di un grosso diamante da 10 carati che può realizzare i loro più grandi desideri : per Hitch quello di lasciare per sempre l' Africa, per S. quello di rivedere finalmente la sua famiglia, dalla quale ha dovuto separarsi : infatti durante una improvvisa retata del RUF al villaggio egli viene portato via e costretto a lavorare nelle miniere di diamanti. Per realizzare i loro desideri dovranno lavorare insieme, Solemon sa dove ha nascosto quel diamante trovato per caso durante il suo breve periodo di schiavitù, H. è il solo che può permettergli di raggiungere vivo la miniera. 
Un film avvincente, con ampio uso dell'azione, ma troppo americano, urla le cose quando potrebbero anche solo essere sussurrate, la sofferenza viene mostrata in modo talmente enfatizzato quasi come a offenderla, essa è e deve rimanere un sentimento interiore, soggettivo, dipingerla a quel modo, renderla uguale per tutti, la svilisce infinitamente.
Il regista inoltre utilizza dei cliché tipici del film americano, i quali portano la pellicola a dei crolli
intermittenti di stile : S., uomo semplice, a volte quasi stupido, ma buono, puro, totalmente estraneo a qualsiasi forma di malvagità o azione per proprio tornaconto; la presenza femminile che redime H., che gli fa ricordare di avere un cuore. Lo stesso ruolo, ma interpretato da un uomo, avrebbe alleggerito il film dei soliti passaggi melensi e commoventi.
Credo infine che non dovrebbe essere un film a dover sensibilizzare la gente, ma al contrario, dovremmo essere noi a voler conoscere quello che ci sta intorno. Ma al giorno d'oggi non è così, molte persone non si informano, molte persone devono essere stupite per interessarsi a qualcosa lontano dal loro piccolo nucleo esistenziale. Questo film avrà sicuramente portato molti alla riflessione : ciò che si vive e ciò che si ha è prezioso, tremendamente prezioso e noi troppo spesso diamo per scontato di poterci svegliare vivi ogni giorno.
Giudizio  (legenda).  
di Claudia Costanza, 1 febbraio 2007.

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Edward Zwick, un misconosciuto cineasta che dopo il buon successo de "L'ultimo Samurai" con Tom Cruise, ci aveva abituati ai tipici blockbuster hollywoodiani che fanno manbassa al box-office. Tra lo stupore generale invece, il regista (e anche produttore) Zwick torna sugli schermi con "Blood Diamond", un blockbuster questo sì , capace però di unire lo spettacolo-entertainment con un bell'esempio di cinema di denuncia, impegnato socialmente-politicamente e se vogliamo eticamente, senza strafare con le intenzioni, anzi riuscendo a mantenere un certo raffinato equilibrio tra i due elementi (e non è una cosa banale e scontata; uno degli ultimi film di questa sostanza è stato il futurista "I figli degli uomini" di Alfonso Cuàron). I rischi sono sempre quelli di banalizzare e volgarizzare le tematiche da una parte e di incespicare in lunghi e noiosi "fuori onda" fatti di “nomi” e “fatti”, che rischiano di mandare a monte l'intento principale del film e cioè gli incassi al bottheghino. Blood Diamon da questo punto di vista riesce laddove un film ricco di presupposti come "Syriana" aveva fallito: abbassa, stempera con il dramma la sua potenziale carica di denuncia per incontrare una fetta di pubblico più ampia. Il film riesce a reggere gli oltre 140 minuti su cui è spalmata, non concedendo nulla o quasi al contrappunto sentimentale della vicenda (i due belli non si baciano nemmeno), e concentrandosi quasi totalmente sull'azione, sui combattimenti. Ne escono così due ore di battaglie, rappresentate al limite del realismo soft che le major consentono, e che pongono con discreta forza anzitutto il tema delle numerose guerre civili che dilaniano il continente africano, e in secondo luogo l'incresciosa situazione dell'importazione illegale di diamanti in Europa, il cui flusso di denaro va ad alimentare violenze e (come da titolo) sangue. Un'altra nota positiva infine, riguarda l'ottima forma dell'intero cast; a partire dal sempre più bravo Leonardo Di Caprio che dimostra la sua piena maturità artistica (come d'altronde aveva già fatto in parte in "The Departed"), a Djimon Hounsou ottimo comprimario (già spalla di Russel Crowe ne "Il gladiatore") per finire con una concreta e ritrovata Jennifer Connelly. Un lodevole film di ricerca e di denuncia, al quale il protagonista Di Caprio ha partecipato attivamente anche sul fronte politico-sociale.
Giudizio ½  (legenda).  
di Battista Passiatore, 4 febbraio 2007.

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