Presentato al festival di Cannes 2002 e vincitore del premio Oscar come miglior documentario, “Bowling a Colombine” è una pellicola che possiede tutti gli ideali del cinema di Moore. Il film si presuppone di contestare la politica della “liberalizzazione” delle armi negli USA, partendo dal tragico evento della sparatoria alla Columbine High School nel 1999.
Con il solito stile ironico e pungente Moore infatti critica violentemente la facilità con la quale si possono reperire armi in America e al contempo il clima di tensione e paura che si respira negli States prima e dopo l’11 settembre 2001. Egli ci fa notare come negli ultimi anni si sia effettuata una vera e propria opera di propaganda politica basata sulla paura della gente. Paura di un nemico invisibile che diventa paura del proprio vicino di casa. E allora tutti si rinchiudono in casa ed immancabilmente possiedono un’arma da fuoco. Tutto questo per giustificare l’assurda guerra in Iraq promossa da Bush che ovviamente non ha altri fini se non quelli economici. La forza di “Bowling a Colombine” sta nel fatto che al contrario di “Fahrenheit 9/11”, Moore non si concentra nel criticare Bush o il partito repubblicano; ma grazie ad una prospettiva molto più ampia fa una analisi di tutto il sistema americano e dell’assurdità di alcune situazioni.
Da sottolineare due momenti in particolare, in primo luogo il racconto della storia americana attraverso il geniale utilizzo di uno spezzone animato; in secondo luogo merita un plauso la fine del film, davvero toccante e commovente. Tragicamente, destino ha voluto che la tragedia di Columbine si sia ripetuta lo scorso aprile 2007 al campus di Virginia Tech; anche per questo il documentario di Moore è un film da conservare nella memoria collettiva. Colpisce il cuore, lo stomaco e la mente: “Bowling a Colombine” è un’opera eccezionale che, a qualsiasi partito si appartenga, deve far riflettere.
Giudizio: 



(legenda).
di Salvatore Scarpato. Maggio 2007.

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