Forse dirò un’eresia, e i fans di Anne Rice mi esporranno alla luce del sole come la piccola Claudia diIntervista col vampiro, ma il film di Michael Rymer, tratto dal secondo e dal terzo libro delle Cronache dei Vampiri della Rice, non è poi così male, visto col senno di poi e con gli occhi inquinati dagli ultimiUnderworld. La storia condensa i primi due seguiti di Intervista col vampiro, Lestat the Vampire (in ItaliaScelti dalle tenebre…boh?) e Queen of the Damned, appunto, presentando il vampiro ormai più famoso di Dracula in una inedita veste di cantante rock di successo, deciso a risvegliare con la propria musica gli altri non-morti. Infrangendo il divieto di non rivelare mai la propria identità, insomma, Lestat fa incazzare un po’ tutti ed è destinato al linciaggio sicuro, se la sua musica non avesse risvegliato anche la capostipite della stirpe dei vampiri, Akasha (Aaliyah), decisa a salvare il suo diletto a costo di uccidere tutti gli altri.
La trama certo presenta in maniera semplicistica le affascinanti, filosofiche creature della Rice, e il desiderio di Lestat di essere visto e riconosciuto come vampiro è spiegato troppo facilmente, oltre al fatto che nel film l’antico vampiro Marius viene presentato come suo creatore, cosa che tradisce la fonte letteraria (nei libri, Lestat viene creato da un vampiro pazzo che si uccide subito dopo averlo iniziato al Dono Tenebroso, senza insegnargli nulla). Vi sono inoltre evidenti imprecisioni, come i passi dei vampiri che in teoria non dovrebbero far rumore, Lestat che non riesce a liberarsi da volgari catene, e qualche tocco dark/punk di troppo nell’atmosfera generale, visto che mica tutti i vampiri vanno in giro come skinheads vestiti di pelle nera, oltre al fatto che i costumisti dovrebbero essere mandati al rogo per il modo talvolta ridicolo in cui vestono sia Lestat sia la piccola Jesse Reeves (Marguerite Moreau). Quanto alla musica, che evidentemente nel film è essenziale, spesso da all’intera pellicola il sapore di un videoclip, e magari sarebbe stato più intelligente e d’effetto usare un sound più evocativo, imitando i Nightwish e i System of a Down e non i Korn. Ma tutto sommato è perfettamente in linea con l’impostazione generale del film, e non fa male, ogni tanto, vedere Lestat in maniera diversa. Meno esotico, meno dichiaratamente demoniaco se vogliamo, e di certo non con la faccia di Tom Cruise, che comunque neanche alla Rice è mai andato del tutto giù. In fondo il personaggio del principe dei vampiri è anche un po’ questo, un concentrato di ingenuità e sconsideratezza, che forse più delle altre cose lo rende così umano e così amato. E se la faccia di Stuart Townsend può sembrare a tratti perfetta per il ruolo e a tratti assolutamente odiosa, non è certo colpa dell’attore, ma del ruolo ingrato. Immagino che tutti i fans della Rice abbiano in mente una propria immagine di Lestat, che né questo né tantomeno Cruise sono riusciti ad avvicinare, ed è molto meglio così.
Quanto a un confronto con Intervista col vampiro, diciamocelo, sarebbe ridicolo. Sono due film completamente diversi e con intenti differenti. E forse il più pretenzioso è proprio il primo, con il suo cast stellare e la scarsa lealtà nei confronti dei personaggi (si veda Armand, vampiro giovanetto, interpretato da un maturo Antonio Banderas…). Ma di certo è anche il più riuscito e il più fedele allo spirito delle Cronache.
Comunque, La regina dei dannati può essere un’occasione per vedere i vampiri tanto amati in una veste diversa, se si è capaci di resistere e se non si odia l’hard rock. E, naturalmente, offre l’ultima interpretazione di Aaliyah; interpretazione che forse non è stata memorabile, ma la sua sinuosa danza di morte al suono della musica di Lestat è di certo l’unica visione del genere offerta dal nostro cinema.
Giudizio: 
(legenda).
di Chiara Palladino. 22 Aprile 2007.

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