giovedì 16 aprile 2009

LAUREL CANYON (di Lisa Cholodenko, 2002)

“Secondo me sei dotata di grande istinto”.  “Credo di si”.
“Beh lo saprai quando una cosa non ti piace e quando invece ti eccita, no?!”
Questo dialogo tra la McDormand e la Beckinsale è il perfetto riassunto di ciò di cui Laurel Canyon ci parla e di ciò che Laurel Canyon ci lascia. Chi può dirci cos’è giusto e cos’è sbagliato ? Quando è il momento giusto per fermarsi prima che sia troppo tardi? E le tentazioni esistono per resistervi o per cedervi? Questo ci si chiede a Laurel Canyon. Questo si domandano un figlio, una madre, una fidanzata, un amante e una collega di lavoro.
Sam (Bale), neolaureato ad Harvard, si trasferisce con Alex (Beckinsale), la fidanzata troppo pulita e troppo perfetta, a casa della madre Jane (McDormand) che vive lì con Ian, nuovo fidanzato e cantante del gruppo a cui sta producendo un disco. Jane è la dimostrazione che la triade sesso droga e rock and roll non ha età e ciò ha attratto il giovane neo-fidanzato che, prima inconsapevolmente poi con malizia e accondiscendenza è riuscito a scuotere la vita della tranquilla Alex stimolandole un interesse assopitosi nel rapporto con Sam. Ma al quadrato si aggiunge il quinto vertice, Sara (N.McElhone), una collega di Sam che si innamora di lui. Come ci si comporta quando non è la nostra testa ad avere il controllo , ma sono la nostra pelle e lo stomaco a prendere il sopravvento? Chi ci insegna a stabilire il limite?
LAUREL CANYON è un piacevole interrogarsi su questi temi e un esempio di come a volte non sia la risposta la cosa più importante. Certo è che alla fine di questa storia qualcuno sarà cambiato. La scena in auto tra Bale e la McElhone vale da sola tutto il film, splendido a mio parere per la bravura di tutto il cast e della regia semplice e diretta. Rimane anche una delle canzoni originali del film, “Shade & Honey” (A. Nivola – L.Barlow).

Valentina Gaetani, 1 dicembre 2006.     

Nessun commento:

Posta un commento