mercoledì 1 aprile 2009

NAPOLI VIOLENTA (di Umberto Lenzi, 1976)

Il filone “città violenta” è stato uno dei più frequentati del poliziottesco italiano, che non ha risparmiato nessuna delle grandi metropoli del nostro paese.
Diretto da uno dei migliori specialisti nel genere, Umberto Lenzi, Napoli violenta racconta del solito commissario dai metodi spicci che, indignato dalla polizia con “le mani legate”, decide di seguire una personale lotta contro la malavita, sulla scia del celeberrimo Ispettore Callahan eastwoodiano e dell’altrettanto noto Giustiziere della notte Charles Bronson, in bilico dunque tra poetica dell’eroe individualista (il primo) ed ambiguo emblema reazionario della maggioranza silenziosa (il secondo); certo Maurizio Merli ha ben poco dello charme dei due citati, senza contare che è espressivo come un blocco di cemento, ma nondimeno è riuscito a essere un’icona popolare, grazie ad un cinema che era ancora capace di essere macchina di miti aldilà delle capacità recitative dell’attore di turno.
Il film di Lenzi non si discosta molto dagli altri prodotti del genere, ci sono tutti gli stereotipi previsti, ed una certa esasperazione nella rappresentazione della violenza talora di dubbio gusto, ma il regista possiede il mestiere e il senso artigianale del cinema italiano di una volta, come dimostrano certi inseguimenti che sfruttano la topografia della città, e che guardano ai migliori modelli americani (Siegel, Aldrich, Fuller) in un’ottica pretelevisiva, che non riscontriamo negli sporadici, omologhi prodotti odierni: niente Milano-Palemo tanto per capirci, ma un genuino, onesto, per quanto moralmente ambiguo e uguale a tanti altri prodotti, action movie poliziesco – anzi poliziottesco – cinematografico.
Giudizio (legenda).
di Giulio Ragni.  16 dicembre 2007.

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