domenica 19 aprile 2009

NON BUSSARE ALLA MIA PORTA (di Wim Wenders, 2005)

"(IN/S)CONTRO GENERAZIONALE" - A vent’anni da Paris, Texas, Wim Wenders ritrova Sam Shephard, per raccontare la storia di un attore sul viale del tramonto che improvvisamente si scopre padre e parte alla ricerca del figlio mai conosciuto. Il regista si affida alla forma narrativa da lui privilegiata,ovvero il road-movie, ma lo stile ora è dimesso e malinconico, come il protagonista, giunto a compiere un bilancio sulla propria vita. La riflessione, come sempre in Wenders, da particolare si fa universale, e la città di Butte, dove chiunque vi arriva è solo di passaggio, diventa allegoria della vita stessa, e ci ricorda che tutti siamo di passaggio in questo mondo, e i figli sono traccia e testimonianza della nostra esistenza. La storia procede con ritmi lenti e situazioni ai limiti del paradosso, la colonna sonora – come sempre curatissima – è più vicina al country e al blues che non al rock: Wenders nel suo (per ora) ultimo film americano esorcizza la propria personale visione della vecchiaia e della morte, e mette in scena l’incontro/scontro generazionale; così il viaggio finale chiude il film in segno inverso e opposto rispetto alle premesse, con i figli che vanno alla ricerca del padre e, per estensione, delle proprie radici. 
di Giulio Ragni, 22 ottobre 2005.

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