domenica 19 aprile 2009

ROMANZO CRIMINALE (di Michele Placido, 2005)

"QUASI-CAPOLAVORO" - Incalzante e febbrile. Torna finalmente il crime-movie anni '70, che fu il genere esportato oltreoceano che fece conoscere il nostro cinema al mondo. Il film di Placido è un ritorno al passato; prova lo è che la vicenda parte proprio ambientata in quegli anni '70 e in quelle strade umide e pericolose, rappresentando la nascita di una gang criminale dalle sue radici, partendo dall'infanzia.
La banda della Magliana, peraltro mai nominata esplicitamente nel film, nasce cresce e si estinguerà in venti anni, vivendo sullo sfondo di un periodo socio-politico oscuro, ben rappresentato e palpabile, in cui vengono a darci mano documenti e immagini di repertorio catalizzati dalla tv.
Tra tradimenti e complotti, sparatorie e vendette, intrighi politici e indagini poliziesche, e spaccati di vita privata dei protagonisti, il film è un martello che picchia forte il ferro sull'incudine e che lascia pochi attimi di respiro allo spettatore, trainato da una splendida colonna sonora e ben rappresentato da una fotografia livida e umidiccia, di grande caratura.
Placido, ispirato nell'impianto narrativo a "C'era una volta in America" di Leone, ha realizzato un film riuscito nell'intento del titolo che lo presenta, appunto "romanzo..." E si fa vedere senza avere la presunzione primaria di una collocazione storica precisa e puntuale, senza pretese politiche e sociali, ma che comunque mostra davvero la condizione dell'Italia.
Una storia "vera" mostrata come dagli occhi dei protagonisti, quel crescere insieme ai margini, che li rende uniti nell'inesorabile distruzione di sangue "fuori" e niente "dentro"; quasi un viaggio parallelo alla storia, che ti lascia l'amaro dentro per la loro fine e per l'Italia martorizzata di quegli anni.
Brillantemente trascinanti i tre (Favino, Rossi Stuart e Santamaria) che regalano ai personaggi una gamma di emozioni intense ed alternanti da lasciarti completamente conquistato...anche il ruolo minore affidato a Riccardo Scamarcio è assolutamente azzeccato e fortemente credibile.
Unica nota stonata, purtroppo contro tutte le aspettative, è la scarsa performance (rispetto alle sue potenzialità) di Stefano Accorsi e la sua relazione con Patrizia forse un po' forzata. Ma un piccolo dettaglio non poi così grave non si nota neanche in un "quasi capolavoro" come questo.
di Daria Piccioni, 26 ottobre 2005.

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