mercoledì 20 maggio 2009

DIARIO DI UNO SCANDALO (di Richard Eyre, 2006)

Diciamolo subito: Diario di uno scandalo poteva essere uno dei migliori film di questa stagione cinematografica, che pure vanta notevoli titoli. Aveva tutti i numeri giusti: due attrici straordinarie, una storia coinvolgente e originale, personaggi torbidi e ben tratteggiati, un regista che aveva già dimostrato la sua bravura in film come Stage beauty. 
Non è stato un fallimento completo, anzi. Ma di certo Diario di uno scandalo avrebbe potuto essere un capolavoro, e il signor Eyre si è giocato questa possibilità: assoldando un compositore come Philip Glass (Identità violate) che non ha saputo fare il suo lavoro, prima di tutto, e che ci ha ricordato come una colonna sonora sia fondamentale per un film. Alzi la mano chi, guardando Diario di uno scandalo, non ha pensato neanche una volta che per musicare quelle sottili atmosfere emotive non ci voleva un genio come Howard Shore.
E bisogna dire che nemmeno la regia è stata all’altezza. Incapace di seguire bene le interpretazioni, quelle davvero straordinarie, di Dench e Blanchett, Eyre non raggiunge i vertici di bravura di Stage beauty, e il perché è un mistero. Forse la storia non gli piaceva, non gli calzava bene. Ma è strano, visto che, dati i precedenti, sembra proprio adatta a lui. Un’anziana professoressa che sviluppa un attaccamento ossessivo nei confronti della collega più giovane, e spaventata dalla solitudine al punto da ricattare la donna per ottenere da lei attenzione. Non mancava niente, nemmeno la pedofilia. Eppure una regia che avrebbe potuto essere migliore e una sceneggiatura non mediocre, ma pur sempre abbastanza banale, rendono Diario di uno scandalo una prestazione inferiore a quello che avrebbe potuto essere. 
Tuttavia, come ho già detto, non è stato un fallimento totale. Perché i personaggi e i temi trattati erano troppo belli, troppo interessanti per rendere brutto il film. La professoressa Barbara (Dench, da brivido) incarna alla perfezione la solitudine del nostro tempo e il pericolo (reale) della pazzia a cui essa può costringere ciascuno di noi. E il personaggio straordinario di Sheba (Blanchett, perfetta nel ruolo) pone al centro della nostra riflessione temi bollenti come il decadimento della famiglia e la depressione, nonché la fragilità dell’individuo, che davvero conduce ad azioni impensabili. Meritatamente candidate entrambe le attrici per gli oscar 2007, buone le prestazioni degli altri attori (Bill Nighy in testa) e ottimo il finale che riscatta quasi in pieno i limiti della regia e della colonna sonora, e rende comunque Diario di uno scandalo un film da vedere.
Giudizio (legenda).  
di Chiara Palladino, 13 marzo 2007.

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